lunedì 4 agosto 2014

martedì 5 agosto: PRESIDIO PER GAZA


Per Pace, Libertà, Giustizia in Palestina e Israele, in Siria, Iraq, Libia, Afghanistan e Ucraina…
Martedì 5 agosto, Milano, piazza Duomo, dalle 19 in avanti.


A Gaza l’orrore non ha mai fine e sotto le bombe muore anche la verità. Non è in corso una guerra, come pure si scrive e si dice, perché non c’è un esercito contro un altro esercito, è in atto invece il massacro di un popolo, il popolo palestinese, a cui viene negato non solo il diritto di essere Stato ma ogni altro diritto, persino quello alla sopravvivenza.
Impossibile essere neutrali, impossibile restare equidistanti di fronte a quello che è un vero e proprio genocidio, impossibile anche solo provare a capire le ragioni di una tale assurda barbarie. Non ce ne sono, a meno di non credere alla propaganda israeliana, come purtroppo fa la maggior parte della diplomazia internazionale. C’è invece l’arroganza di Netanyahu, convinto di poter fare tutto senza doverne rispondere.
C’è una politica di oppressione perpetrata da decenni attraverso l’occupazione e la colonizzazione delle terre palestinesi. C’è la pretesa di tenere il popolo palestinese chiuso in gabbia, sotto assedio permanente, con il blocco dei confini, dello spazio navale, dell’entrata delle merci ecc. Netanyahu non vuole la pace, questo è evidente. Anzi, considera la guerra un’opportunità per dividere i palestinesi, per continuare nella politica degli insediamenti, per consolidare la propria leadership interna. Da cosa è nata questa nuova aggressione militare? Dall’uccisione dei tre adolescenti israeliani e dall’accusa ad Hamas di esserne il responsabile, accusa sempre negata e mai provata. Da lì l’escalation, fino al via delle operazioni militari. Un’aggressione che dall’8 luglio ha già fatto più di mille morti tra gli abitanti di Gaza, quasi sempre vittime civili, per lo più donne, vecchi e bambini. Un’aggressione violentissima, che non si può giustificare in alcun modo perché non ha alcuna giustificazione. Per questo io sto con il popolo palestinese, sto con la gente di Gaza da tre settimane sotto il fuoco di un esercito che non si fa scrupolo di colpire nemmeno le scuole su cui sventola la bandiera dell’Onu. Sto con le famiglie che ogni giorno devono lottare disperatamente per sopravvivere sperando di non essere al posto sbagliato nel momento sbagliato. Uomini e donne ormai allo stremo, che sono senza cibo né acqua, che dopo aver perso tutto stanno perdendo pure la speranza. Questa strage di innocenti è assolutamente inaccettabile, da qualunque prospettiva lo si guardi. Ed è incomprensibile e vergognoso che la comunità internazionale permetta che tutto questo accada, che lasci fare senza intervenire, paralizzata dai soliti veti incrociati, bloccata dalla sua storica incapacità a trovare un modo per fermare le armi, per imporre la pace. Un immobilismo e un’impotenza che ricordano da vicino quelli che hanno accompagnato altri massacri della storia, dai quali evidentemente non si è imparato niente. So bene che la situazione nell’area è molto complessa, che ci sono questioni vecchie e vecchissime, che tutto il mondo arabo, a cominciare dai vicini Libano e Siria, rischiano di far sfociare l’aggressione in un conflitto molto più esteso, ma di fronte a centinaia di civili uccisi, a ospedali, scuole e orfanotrofi colpiti dalle bombe, non c’è ragione politica che tenga. E se sperare nella mediazione degli Stati Uniti è un esercizio inutile, come si è visto negli ultimi 60 anni, con qualsivoglia amministrazione, repubblicana o democratica che fosse, pretendere dall’Unione europea una presa di posizione forte e univoca è doveroso. Invece niente, in una sorta di vergognosa ‘complicità’, quella stessa che ha consentito negli ultimi decenni ai governi israeliani di violare a più riprese il diritto internazionale con politiche illegali di colonizzazione dei territori palestinesi senza che ci fosse alcuna reazione tangibile da parte del resto del mondo, se non qualche inascoltata risoluzione Onu. Di fronte a quello che sta accadendo adesso, di fronte a questa ennesima puntata di una storia che si aggiorna ogni volta al peggio, alzando cioè l’asticella dell’orrore e dell’ingiustizia, bisogna dire basta.
L’Europa deve immediatamente chiedere a Israele il cessate il fuoco e invece traccheggia vigliaccamente, senza nemmeno trovare il coraggio di dire che è solidale con il diritto alla sicurezza del popolo d’Israele ma è totalmente contraria all’oppressione e all’aggressione del popolo palestinese. Un vuoto assoluto in cui emerge forte, incontestabile, l’inadeguatezza del governo italiano, a cominciare ovviamente da Matteo Renzi, che oggi guida l’Europa ma brilla per il suo silenzio. A parte qualche frase di circostanza, il nostro presidente del Consiglio e presidente di turno dell’Ue si è infatti distinto per l’assoluta latitanza su quanto sta accadendo in Medio Oriente. Il decisionista Renzi, che dentro i nostri confini detta ultimatum e condizioni, non è stato in gado nemmeno di sollecitare l’Europa a prendere posizione in modo univoco, a promuovere un’iniziativa forte in grado di mettere fine a una tragedia insopportabile e a riaprire i canali del dialogo. Il suo immobilismo nei fatti è pari solo alla sua velocità nel parlare e nel promettere favole. Eppure io credo che quando si è di fronte a un genocidio come quello del popolo palestinese, in violazione di tutte le convenzioni umanitarie e di decine di risoluzioni Onu, debba prevalere lo spirito della solidarietà. Le posizioni vanno prese, con coraggio, con forza se necessario, anche se non fanno piacere a qualche alleato e a qualche lobby, come quella delle armi. Perché mentre Renzi resta fermo e zitto in Palestina continuano a morire donne e bambini innocenti.

         Antonio Ingroia


A presto Cara Terra Mia

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