giovedì 30 gennaio 2014

Diamo un futuro alla memoria: Le immagini delle celebrazioni

25 gennaio al Parco Nord


Dall'1 all'8 marzo 1944 i Comitati segreti di agitazione del triangolo industriale organizzarono lo sciopero generale. Il sostegno di tutti i partiti del CLN fu unanime e il Partito Comunista clandestino vi profuse uno straordinario impegno organizzativo. Le fabbriche furono bloccate, tecnici e impiegati scesero in sciopero al fianco degli operai. Le rivendicazioni erano di natura politica e la svolta nella conduzione delle lotte fu evidente.
La repressione nazifascista fu durissima e fu attuata sulla base di precisi elenchi fatti compilare dalle direzioni aziendali, dove figuravano, accanto a noti "sovversivi" già confinati o passati per il Tribunale Speciale, lavoratori antifascisti e operai specializzati. 215 lavoratori vennero catturati in fabbrica e a casa, 211 vennero deportati nei lager nazisti, 163 vi morirono, 2 vennero fucilati al Poligono di Cibeno, 5 morirono dopo il loro rientro per le conseguenze della deportazione.
(da "STREIKERTRANSPORT - La deportazione politica nell'area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945" di Giuseppe Valota)



 


27 gennaio al Parco della Memoria di Paderno Dugnano

Anche Paderno Dugnano ha pagato il suo contributo di sangue alla Seconda Guerra Mondiale. Oltre 50 sono i militari morti in zona di guerra e ricordati nel Monumento ai Caduti, cui si aggiungono i nostri concittadini civili morti a causa dei bombardamenti alleati su Milano, della deportazione o per cause di guerra non meglio definite né definibili attraverso successive ricerche.
(da "LA PAURA E IL CORAGGIO - La Resistenza a Paderno Dugnano - Cap. IV I nostri caduti nella guerra partigiana")





A presto Cara Terra Mia

martedì 28 gennaio 2014

Avvelenamento nell’isola felice


Non si può dire che in tema ambientale, come su altre questioni, Paderno Dugnano sia un’isola felice. Non è sufficiente vivere in una delle aree più inquinate d’Europa, la Pianura Padana, ma sembra che ci sia un perverso accanimento nel tentare di peggiorare ulteriormente la situazione.
Per un mero calcolo economico, che porti a minori costi di realizzazione oggi, ma ad enormi costi valutati in termini sociali e sanitari domani, continua l’ostinazione nel voler realizzare un mostro a quattordici corsie a cielo aperto in un ambito urbano fortemente antropizzato, caso forse unico in Europa.
La vicenda “Leganti Naturali” parla da sola, e naturalmente le vecchie criticità mai risolte, come la presenza di un inceneritore in ambito cittadino (come e quanto inquina?), o la perdurante presenza di non ben definite quantità di amianto, passano in secondo piano.
La qualità dell’aria oggi è peggiorata, e domini rischia seriamente di peggiorare se possibile ancora, se sciaguratamente il “mostro” dovesse affacciarsi alle nostre finestre.
Tali e tanti sono i problemi ambientali che, se la buona volontà dovesse assistere chi ha l’onere di assumersi le dovute responsabilità, il lavoro non mancherebbe. Interrare la Rho-Monza, ma anche la Milano-Meda, pretendere che le attività produttivi non avvelenino i cittadini, e installare una centralina per il monitoraggio quotidiano degli inquinanti sono atti dovuti.
In questo contesto riceviamo e volentieri pubblichiamo un interessante contributo:
Avvelenamento
Sostanzialmente abbiamo quattro tipi di avvelenamento diversi:
-       Avvelenamento da alimenti;
-       Avvelenamento da funghi;
-       Avvelenamento da gas;
-       Avvelenamento da sostanze chimiche
Avvelenamento da alimenti (tossinfezione alimentare)
La conservazione degli alimenti è una cosa delicata perché germi o funghi possono crescere facilmente in essi e produrre delle sostanze tossiche (tossine) che non sempre sono riconoscibili attraverso un'alterazione dell'odore, del sapore e del colore dell'alimento.
Un primo tipo di tossinfezione alimentare riguarda cibi consumati a distanza di alcune ore o giorni dal momento in cui sono stati preparati o cotti e che in questo lasso di tempo sono stati inquinati da germi (di solito stafilococchi) produttori di tossina. Di solito gli alimenti in causa sono sughi, intingoli, creme, panna, maionese, conservati non in frigorifero; i disturbi si manifestano a distanza di 1-6 ore dall'ingestione con vomito, diarrea e dolori addominali. Abitualmente gli intossicati sono numerosi: tutti quelli che hanno mangiato il cibo contenente la tossina. Questo tipo di tossinfezione è frequentemente segnalato soprattutto d'estate e nelle comunità; raramente è grave per l'adulto, mentre può esserlo per il bambino molto piccolo. La cura più opportuna deve essere prescritta dal medico; si tenga comunque presente che si deve combattere la disidratazione dovuta al vomito e alla diarrea dando da bere acqua con qualche pizzico di sale, o spremute di frutta, appena il paziente smette di vomitare. L'intossicato deve essere tenuto tranquillo e coperto fino all'arrivo del medico.
Un secondo tipo di tossinfezione alimentare molto grave è fortunatamente molto più raro riguarda i cibi conservati in scatola o sotto vuoto, e gli insaccati, ed è dovuto alla tossina botulinica, prodotta da un bacillo che non è stato adeguatamente inattivato all'atto dell'inscatolamento degli alimenti. Sono soprattutto le conserve di vegetali sott'olio fatte in casa, la carne affumicata e le conserve di pesce, la fonte più importante dell'intossicazione; le conserve prodotte industrialmente sono senz'altro più sicure. La bollitura dell'alimento per almeno 20 minuti all'atto del consumo, distrugge abitualmente la tossina botulinica e protegge dall'intossicazione. I disturbi si manifestano da 12 a 36 ore dopo l'ingestione dell'alimento, e riguardano la funzione dei nervi più che stomaco ed intestino: il paziente si lamenta di "vedere doppio" e di "male agli occhi"; seguono difficoltà della parola, paralisi della lingua delle braccia e dei muscoli della respirazione. La morte, nei casi non curati, avviene per arresto respiratorio; vomito e nausea sono presenti in metà dei casi. Di fronte ad un caso sospetto e richiesta al più presto una visita del medico; nel frattempo il paziente deve essere tenuto al caldo e la respirazione strettamente sorvegliata: se necessario si deve iniziare la respirazione artificiale. Il cibo, o i cibi sospetti devono essere raccolti e conservati per le analisi che potranno rendersi necessarie.

Prevenzione degli avvelenamenti alimentari
Quando dovete cucinare o manipolare alimenti, lavatevi bene le mani; se avete ferite infette sulle mani o, peggio ancora, foruncoli (specialmente su mani, braccia e viso) non cucinate, soprattutto se i cibi non verranno consumati immediatamente. I foruncoli sono un serbatoio di germi e rappresentano spesso la fonte d'inquinamento dell'alimento;
- di regola consumate i cibi subito dopo averli preparati;
- conservate i cibi in frigorifero e per meno tempo lo fate meglio è; soprattutto quando si tratta di creme, sughi, maionese, panna ecc.;
- sono particolarmente rischiosi i cibi tenuti in caldo a lungo, perché il calore favorisce la crescita dei germi;
- scartate dal consumo tutti gli scatolami che hanno i fondi rigonfi: la presenza di gas sotto pressione è indice di inquinamento;
- diffidate dalle conserve fatte in casa, soprattutto di quelle sott'olio e che vengono consumate senza cottura.
 Avvelenamento da funghi
Il rischio di questa intossicazione spesso mortale, dovrebbe essere ben noto a tutti e sconsigliare il consumo di funghi se non raccolti da persone esperte al di là di ogni dubbio. I primi sintomi dell'avvelenamento possono presentarsi precocemente (1-2 ore dopo l'ingestione) o tardivamente (12-24 ore dopo) a seconda della qualità dei funghi; consistono in confusione, eccitamento, sete, nausea, vomito, diarrea, tremori, collasso o anche perdita di coscienza (coma). Se i disturbi sono comparsi precocemente è utile provocare ripetutamente il vomito in modo da allontanare il veleno, facendo bere 200 cc. di acqua tiepida con due cucchiai di sale da cucina e stimolando la faringe con un dito. Il paziente deve essere tenuto tranquillo e al caldo e si dovrà provvedere ad un rapido trasporto in ospedale. Anche in queste situazioni può essere molto utile rivolgersi telefonicamente ad un Centro Antiveleni.
Avvelenamento da gas (ossido di carbonio)
Molti sono i gas tossici per l'uomo quando vengono inalati, cioè respirati, ma qui ci si riferirà solo all'ossido di carbonio che è la principale causa di avvelenamento da gas in ambienti non industriali e provoca numerose vittime ogni anno. L'ossido di carbonio è un gas molto velenoso e con il quale abbiamo a che fare ogni giorno, tuttavia l'avvelenamento è quasi sempre una disgrazia frutto dell'ignoranza e dell'imprudenza. Due sono le principali fonti di ossido di carbonio: il gas di casa (cosiddetto gas di città) e il fumo di ogni tipo di combustione. Il gas di città (non quello delle bombole), contiene elevate percentuali di ossido di carbonio, ma fortunatamente in molti posti e in atto una sostituzione di questi gas con metano (non tossico). Con l'altra fonte di ossido di carbonio, la combustione, si dovrà sempre continuare a fare i conti: ogni volta che un combustibile viene bruciato (e potrà essere la legna, il carbone, il gas di ogni tipo, la benzina e il gasolio nei motori ecc.) si libera nel fumo una quantità di ossido di carbonio che può essere minore o maggiore (è maggiore quando la fiamma brucia male per scarsità d'aria) ma che è sempre presente. Il fumo infatti viene abitualmente allontanato dagli ambienti in cui si vive, ad esempio con i camini nelle case e con i condotti di scarico negli autoveicoli; se il fumo finisce nell'aria che si respira, anche in piccola parte ma prolungatamente, si realizzano la premesse per l'avvelenamento da ossido di carbonio.
L'ossido di carbonio non ha odore e non ha sapore; l'odore cattivo del gas di città (o del gas nella bombola) è dovuto semplicemente ad una sostanza puzzolente che viene aggiunta di proposito per facilitare il riconoscimento delle fughe di gas; il gas libero infatti è sempre pericoloso anche che se non contiene ossido di carbonio perché può incendiarsi o scoppiare. L'ossido di carbonio è estremamente velenoso perché viene assorbito dai polmoni e blocca l'emoglobina, sostanza presente nel sangue dell'uomo (e degli altri mammiferi) che serve ad assorbire ossigeno dall'aria. L'avvelenamento avviene quindi in maniera subdola, nel giro di diversi minuti o anche ore, senza che l'avvelenato avverta di star male se non quando è tardi: i primi disturbi sono un po' di mal di testa, vertigine, respirazione frequente e affannata; segue confusione, torpore, perdita di coscienza e infine la morte a distanza anche di ore.
Il primo soccorso dell'infortunato
Questi viene di solito rinvenuto in un ambiente chiuso, in coma profondo (non reagisce ad alcuno stimolo), moderato (reagisce agli stimoli dolorosi come un pizzicotto), o lieve (risponde, ma non si sveglia mai completamente).
Se l'avvelenamento è avvenuto per una fuga di gas di città si avverte subito un forte odore di gas, altrimenti la causa è un camino con tiraggio difettoso, o una stufetta a gas accesa (o anche spenta se la bombola è finita), o un motore in un garage chiuso o solo scarsamente ventilato. L'avvelenato ha spesso un caratteristico colore rosso-ciliegia delle labbra. Si deve agire immediatamente.
1.              se avvertite odore di gas non accendete fiamme o luci di casa, prima di aver aerato l'ambiente, per il pericolo di scoppi;
2.              aprite subito porte e finestre (magari sfondandole) evitando di respirare l'aria dell'ambiente;
3.              trasportate all'aperto l'intossicato se il rinnovo dell'aria-ambiente non è rapido e completo. Se queste due ultime manovre non possono essere compiute con rapidità tener presente il rischio che anche il soccorritore possa intossicarsi. Per la verità questo e meno probabile negli usuali avvelenamenti da ossido di carbonio, ma è frequente in altre situazioni: tipico è il caso di asfissia dei soccorritori che si calano in pozzi o cisterne nel generoso tentativo di salvare compagni di lavoro asfissiati da mancanza di ossigeno o da gas industriali. In questi casi, se si decide di correre il rischio, conviene almeno legarsi una corda alla vita mediante la quale si possa essere rapidamente recuperati da altri soccorritori rimasti all'esterno.
4.              controllate velocemente la respirazione del paziente. Se il respiro è assente, o superficiale o raro procedete con la respirazione artificiale bocca a bocca eseguendo in questa occasione un maggior numero (20) di atti respiratori al minuto;
5.              coprite l'intossicato e tenetelo al caldo. Procedete velocemente al trasporto in un pronto soccorso medico. A parità di tempo preferite un grande ospedale.

Ricordatevi che anche in casi apparentemente poco gravi e contro l'opinione comune che giudica sufficiente ventilare l'ambiente e attendere il risveglio del paziente, l'avvelenamento da ossido di carbonio è una situazione sempre grave (spesso mortale), che i minuti contano e che solo un intervento medico tempestivo ha probabilità di successo.
Prevenzione all'avvelenamento da ossido di carbonio
E' praticamente impossibile descrivere ogni situazione in cui questo può verificarsi. Tuttavia ve ne sono alcune che l'esperienza insegna essere molto rischiose; negli altri casi ricordatevi il meccanismo dell'avvelenamento (respirazione prolungata di aria inquinata da gas di città o fumi di qualsiasi tipo di combustione, soprattutto in ambienti chiusi):
1.              rubinetti del gas di casa difettosi (odore!!!);
2.              pentole lasciate sul fuoco senza controllarle (l'acqua bollendo travasa e spegne il fuoco; il gas continua ad uscire!);
3.              camini con tiraggio difettoso (la stanza si riempie di fumo);
4.              stufette a gas senza camino in ambienti chiusi;
5.              motori di automobile accesi a lungo in garage o in gallerie.
La prevenzione è evidente: evitare assolutamente il verificarsi di queste situazioni. Mantenete un elevato grado di diffidenza verso tutte le stufette a combustione senza camino: preferite quelle elettriche di qualunque tipo e ricordatevi che è molto meglio morire (si fa per dire) di freddo che asfissiati. Tenete presente che molte disgrazie sono avvenute perché il sonno ha sorpreso l'infortunato malgrado la sua intenzione di spegnere la stufetta prima di andare a dormire. Dopo aver tenuta accesa una stufetta a gas cambiate anche l'aria della stanza prima di coricarvi. Anche la brace, se non è in un buon camino, libera ossido di carbonio nella stanza. Ricordatevi infine che il gas, anche se non avvelena, può scoppiare o sostituirsi completamente all'ossigeno dell'aria quando ha riempito un ambiente chiuso, come una stanza. Prevenite perciò le fughe di gas chiudendo sempre bene i rubinetti e tenendo se possibile le bombole fuori di casa o almeno in un ambiente aperto.
Avvelenamento da sostanze chimiche
Una grandissima quantità di sostanze chimiche sono tossiche se vengono ingerite, inalate (respirate come vapori) o portate a contatto della cute. Ancora, il loro effetto lesivo può effettuarsi sull'intero organismo (veleni veri e propri) oppure solo sulla parte del corpo con cui entrano direttamente in contatto (es. i caustici). Sostanze simili sono contenute frequentemente nei prodotti chimici di uso domestico, nelle medicine, nei prodotti chimici che si usano nell'industria e nell'agricoltura. Gli effetti di un avvelenamento sono molto variabili a seconda del tipo di veleno e della maniera in cui questo è entrato in contatto con il corpo; inoltre in molti casi e specialmente se il veleno e stato un medicinale o un prodotto di uso domestico, le sostanze velenose contenute possono essere svariate, e ciascuna esercitare la sua azione tossica. In tutti i casi, contemporaneamente all'applicazione delle norme direttive che seguono e al trasporto dell'infortunato dal medico, si deve:
                conservare con attenzione il prodotto causa dell'avvelenamento e annotare il nome, la fabbrica e l'uso;
              prendere dall'infortunato e dai presenti tutti le informazioni su come il fatto è avvenuto, e quanto materiale sia stato, ad esempio, ingerito;
                 mettersi in contatto telefonico con uno dei centri antiveleno esistenti in Italia che fornirà tutte le indicazioni utili sulla tossicità del prodotto e sulle cure da adottare. Questo contatto potrà essere utile anche al medico che curerà l'infortunato.

CENTRI ANTIVELENI IN FUNZIONE 24 ORE SU 24

BOLOGNA - Ospedale Maggiore - Tel. 051/333333
CATANIA - Ospedale Gariboldi - Tel. 095/7594120
CESENA - Ospedale Bufulini - Tel. 0547/352612
CHIETI - Ospedale ss. Annunziota -Tel. 0871/345362
FIRENZE - Servizio di Tossicologia - Tel. 055/4477238
GENOVA - Ospedale s. Martino - Tel. 010/352808
LA SPEZIA - Ospedale s. Andrez - Tel. 0187/533296
MILANO - Ospedale Niguarda - Tel. 02/66101029
NAPOLI - Ospedale Cardurelli - Tel. 081/7472870
PAVIA - Clinica del lavoro e della riabilitazione - Tel. 0382/24444
ROMA - Policlinico A. Gemelli - Tel. 06/3054343
ROMA - Policlinico Umberto I - Tel. 06/490663
TORINO - Ospedale Universitario - Tel. 011/6637637

Il primo soccorso (norme generali)
II trattamento consiste, entro qualche ora dall'avvelenamento, nel tentativo di allontanare il prodotto tossico meglio che sia possibile; il soccorritore deve evitare di contaminarsi.
                  Veleni ingeriti. Provocate il vomito stimolando la gola con un dito o dando prima da bere 900 cc. di acqua tiepida con due cucchiai di sale da cucina. Si eccettuano i casi in cui il paziente non è ben cosciente (perché il vomito potrebbe soffocarlo) o ha ingerito caustici (cioè varechina, acido muriatico, soda caustica ecc., per il pericolo che danneggino nuovamente l'esofago), o ha ingerito prodotti del petrolio (benzina, gasolio, ecc., perché potrebbe inalarli durante il vomito provocandosi gravi danni polmonari). Nell'ingestione da caustici date da bere 200 cc. di latte o di acqua albuminosa, ottenuta sbattendo 4 bianchi d'uovo in 1 litro di acqua, oppure anche solo acqua in mancanza d'altro. Lo stesso fate negli altri avvelenamenti dopo aver ottenuto il vomito. Tenete il paziente al caldo e controllate che respiri: eventualmente eseguite la respirazione artificiale.
                Veleni inalati. Portate l'infortunato all'aperto, slacciate gli abiti stretti. Liberate le vie aeree ed eseguite la Respirazione artificiale se la respirazione spontanea è assente o depressa. Veleni molto potenti possono talvolta avvelenare anche il soccorritore attraverso la respirazione artificiale bocca a bocca: in tali casi usate un metodo alternativo;
              Contaminazione della cute. Anche se non vi è dolore lavate abbondantemente con acqua corrente meglio se a spruzzo, per 5-10 minuti. Togliete durante il lavaggio gli abiti eventualmente contaminati.
                Contaminazione degli occhi (anche se non vi è dolore): lavate delicatamente con acqua corrente per 5 minuti, sollevando anche le palpebre con le dita. Un utile sistema è quello di riempire d'acqua fino all'orlo un portauovo, applicarlo sull'occhio verso il basso e sbattere ripetutamente le palpebre con l'occhio ben immerso, rinnovando spesso l'acqua.

Prevenzione dell'avvelenamento da sostanze chimiche
L'avvelenamento avviene quasi sempre per motivi cosiddetti accidentali, cioè per errore; e sarebbe evitabile adottando alcune norme di prudenza che rappresentano un servizio reso agli altri oltre che a se stessi.
- Non lasciate mai sostanze potenzialmente pericolose (farmaci, detersivi, varechina, alcolici, ecc.) alla portata dei bambini; essi sono curiosi e non sanno del pericolo: sono le vittime più frequenti dell'avvelenamento domestico.
- Non mettete mai sostanze pericolose in contenitori che sono abitualmente usati per bevande o alimenti perché così si creano le premesse per un tragico errore; non fidatevi del fatto che la gente annusi prima di bere perché il gran numero di avvelenamenti insegna che questo non avviene.
- Siate sempre molto prudenti nell'ingerire da contenitori di cui non conoscete con certezza il contenuto, al di là delle apparenze.
- Non toccate materiale chimico che trovate in giro se non siete ben certi che non sia pericoloso.
- Quando maneggiate prodotti pericolosi mettetevi nelle migliori condizioni per lavorare, proteggetevi le mani, tenete lontano il volto da possibili schizzi.
- Non respirate vapori di alcun tipo, anche se il loro "odore" può essere piacevole.



A presto Cara Terra Mia

domenica 26 gennaio 2014

27 gennaio: il Giorno della Memoria




La legge del 20 luglio 2000, n. 211 ha oggetto "Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti":
Art. 1.
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.
1. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.


Testo scritto da Primo Levi in occasione dell'inaugurazione 
del Memorial italiano ad Auschwitz.
Aprile 1980

La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo, non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere di Lavoro nell’Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto.
È vecchia sapienza, e già così aveva ammonito Enrico Heine, ebreo e tedesco: chi brucia libri finisce col bruciare uomini, la violenza è un seme che non si estingue.
È triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia è nato in Italia.
È il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra, dal mito della «vittoria mutilata», ed alimentato da antiche miserie e colpe; e dal fascismo nasce un delirio che si estenderà, il culto dell’uomo provvidenziale, l’entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata all’arbitrio di un solo.
Ma non tutti gli italiani sono stati fascisti: lo testimoniamo noi, gli italiani che siamo morti qui. Accanto al fascismo, altro filo mai interrotto, è nato in Italia, prima che altrove, l’antifascismo.
Insieme con noi testimoniano tutti coloro che contro il fascismo hanno  combattuto e che a causa del fascismo hanno sofferto, i martiri operai di Torino del 1923, i carcerati, i confinati, gli esuli, ed i nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al fascismo restaurato dall’invasore nazionalsocialista. E testimoniano insieme a noi altri italiani ancora, quelli che sono caduti su tutti i fronti della II Guerra Mondiale, combattendo malvolentieri e disperatamente contro un nemico che non era il loro nemico, ed accorgendosi troppo tardi dell’inganno. Sono anche loro vittime del fascismo: vittime inconsapevoli. Noi non siamo stati inconsapevoli.
Alcuni fra noi erano partigiani; combattenti politici; sono stati catturati e deportati negli ultimi mesi di guerra, e sono morti qui, mentre il Terzo Reich crollava, straziati dal pensiero della liberazione così vicina. La maggior parte fra noi erano ebrei: ebrei provenienti da tutte le città italiane, ed anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che nell’Italia fascista, costretta all’antisemitismo dalle leggi di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalità del popolo italiano. Erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati.
C’erano bambini fra noi, molti, e c’erano vecchi alle soglie della morte, ma tutti siamo stati caricati come merci sui vagoni, e la nostra sorte, la sorte di chi varcava i cancelli di Auschwitz, è stata la stessa per tutti.
Non era mai successo, neppure nei secoli più oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi: che si mandassero a morte i bambini e i moribondi. Noi, figli cristiani ed ebrei (ma non amiamo queste distinzioni) di un paese che è stato civile, e che civile è ritornato dopo la notte del fascismo, qui lo testimoniamo. In questo luogo, dove noi innocenti siamo stati uccisi, si è toccato il fondo delle barbarie.
Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo.
Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai.
Primo Levi

Diverse le “categorie” da sterminare per i nazisti:


Ma i campi di concentramento non hanno visto la conclusione della loro triste storia il 27 gennaio.
Il 5 maggio 1945, solo tre giorni prima della capitolazione, senza condizioni, delle forze armate tedesche, la Terza armata americana raggiunse il campo di concentramento di Mauthausen, il solo classificato di "classe 3" (come campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro), già liberato dal comitato clandestino internazionale.


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari 


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
 e fui contento,

perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
 e stetti zitto,
perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato,
perché mi erano fastidiosi.
Ma poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente,
perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.


Bertolt Brecht

il Comitato CaraTerra Mia, per non dimenticare