fa risparmiare vite e denaro
In commento al nostro articolo:
l’amico di Cara Terra Mia, Renato
Lunardi, attivamente impegnato contro la realizzazione del “mostro” a cielo
aperto della Rho-Monza, ha inviato un suo contributo:
Notizia molto interessante. Se proiettiamo, in modo
approssimativo, questi numeri nella nostra realtà la situazione potrebbe essere
la seguente:
Gli abitanti nei comuni di Paderno Dugnano, Cusano e
Cormano sono circa 86.000. In questo calcolo non considero gli abitanti di
Novate, Baranzate e Bollate che sono circa 67.000;
Ipotizzo che la popolazione Italiana che vive in ambienti
inquinati siano 20 milioni, 1/3 circa del totale, associo quindi le 65.000
morti anno a questo campione;
Con la costruzione del mostro a 14 corsie a Paderno e
conseguente passaggio di 220.000 veicoli giorno risulta che le morti nel nostro
territorio dovute a inquinamento saranno circa 280 con un costo di 650 milioni
circa anno.
Se ipotizziamo che con l’interramento le morti
diminuiscano del solo 5%, dato molto conservativo, il risparmio annuo è di 32
milioni. Per cui l’interramento si ripaga in 4 anni circa, con un conseguente
risparmio successivo per la collettività.
Fare un’opera compatibile con il territorio, ha risvolti
economicamente apprezzabili, posto che la vita umana non ha prezzo, senza
dimenticare che:
il primato negativo per la qualità
dell'aria
va ancora all'Italia
Ogni anno l’inquinamento dell’aria causa in Italia un danno che
si aggira tra i 50 e i 151 miliardi di Euro. Emerge dai dati del Rapporto 2013
sulla Qualità dell’Aria in Europa pubblicato martedì 15 ottobre
dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) che l’Italia viola i limiti di quasi
tutti gli inquinanti atmosferici previsti dalla normativa Europea. I dati
del Rapporto EEA sono preoccupanti.
L’Italia
è in cima alla classifica dei paesi in cui il limite del PM10 è superato più
frequentemente, oltre ad essere tra i paesi nei quali nel 2011 è stato superato
anche il valore-obiettivo per il PM 2.5.
Ma non è l’unico primato italiano: il nostro Paese ha registrato
il valore più alto d’Europa per l’ozono,
pari a tre volte il valore-obiettivo fissato. A livello europeo, secondo l’EEA,
l’ozono ha un impatto sulla produzione agricola pari ad una perdita di 27
milioni di tonnellate di grano. La situazione Italiana, dunque, dove si
registrano violazioni per il monossido di carbonio, il biossido di azoto, il
nichel, il Benzene e il Benzo[a]pirene, è così grave da dover richiamare
l’attenzione di chi governa affinché il tema dell’aria venga posto come
prioritario.
Il Rapporto dell’EEA ci ricorda che nuove evidenze
scientifiche dimostrano la gravità dell’impatto sanitario a
livelli anche molto inferiori a quelli normativamente previsti e traccia una
classifica sconsolante per l’Italia che si ritrova sempre fanalino di coda. A
questi dati si aggiungono quelli che indicano che in Italia il solo costo sanitario legato all’inquinamento dell’aria si
attesta fra 50 e 151 miliardi di Euro annui (Analisi Costo Beneficio (CBA)
predisposta per la revisione della Strategia Tematica sull’Inquinamento
dell’Aria (2013), EMRC) e che tale
inquinamento causa, ogni anno, 65.000 morti premature (Assessment of the
health impacts of exposure to PM2.5 at a European level. ETC/ACC Technical
Paper 2009/1 (June 2009)).
I dati del Rapporto EEA sono purtroppo confermati da quelli più
recenti che vedono le popolazioni che
risiedono nelle aree urbane italiane, in particolare quelle della Pianura
Padana, esposte ad inaccettabili livelli di inquinanti dell’aria.
Basti l’esempio dell’agglomerato di Milano, nel quale vivono oltre 3.500.000 di persone e in cui nel 2012
– secondo i dati AMAT (AMAT- RAPPORTO
ANNUALE QUALITA' DELL'ARIA DEL COMUNE DI MILANO - ANNO 2012):
le centraline del PM10
hanno superato il limite di 50 µg/m³ per un numero di giorni pari a oltre 3
volte il numero consentito (117 giorni all’anno rispetto ai 35 consentiti).
Lo stesso vale per le centraline che misurano il biossido di azoto – inquinante fra i
più pericolosi per la salute – che hanno registrato il superamento del valore
limite 99 volte, ovvero oltre 5 volte il numero ammesso dalla normativa vigente
(18 giorni) con una media annua (55 mg/m3) che supera addirittura del 38% il
limite normativo stabilito (40 mg/m3).
Stesso discorso vale per quelle dell’ozono, con un valore superato oltre 60 volte, ovvero più del doppio
rispetto a quello stabilito.
Un’ampia porzione della popolazione italiana è esposta, non solo
nei centri urbani, a un letale “areosol” che interferisce con lo sviluppo
del feto (Ambient air
pollution and low birthweight: a European cohort study (ESCAPE), (The Lancet
Respiratory Medicine, DOI: 10.1016/S2213-2600(13)70192-9)), riduce lo sviluppo dei polmoni dei bambini
(Long-term Exposure to PM10 and NO2 in
Association with Lung Volume and Airway Resistance in the MAAS Birth Cohort,
Environ Health Perspect; DOI:10.1289/ehp.1205961), causa l’insorgenza di tumori al polmone (Air pollution
and lung cancer incidence in 17 European cohorts: prospective analyses from the
European Study of Cohorts for Air Pollution Effects (ESCAPE), The Lancet
Oncology, August 2013, doi:10.1016/S1470-2045(13)70279-1) e aumenta l’incidenza di morte cardiovascolare e
respiratoria mentre gli studi più recenti indicano un
impatto per la popolazione esposta grave e ancora non del tutto quantificabile
anche a livello cognitivo, con conseguente possibile perdita di potenziale
delle nuove generazioni,
che in tale “areosol” vengono alla luce e crescono.
Denunciamo la gravissima
situazione italiana che emerge dal Rapporto dell’EEA, situazione che ricopre di
vergogna un paese che, da oltre 15 anni, avrebbe potuto e dovuto intervenire
per ridurre le emissioni inquinanti e che invece è ancora incapace di
proteggere la salute dei propri cittadini. L’Italia pur ritrovandosi alla
soglia di una nuova procedura di infrazione per violazione delle norme
sull’aria, preferisce investire le proprie risorse in infrastrutture per la
mobilità privata che servono a pochi e in grandi eventi che poco o nulla
lasciano alla popolazione. Oggi ancora, a titolo esemplificativo, il nostro
Paese ostacola in sede Europea l’adozione di nuove norme sulle caldaie che
comporterebbero un miglioramento dell’aria in Pianura Padana.
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La Pianura
Padana comprende 18 fra le 20 città più inquinate d'Italia a causa dello smog
(tra cui Monza,
Brescia, Cremona, Vicenza, Padova, Venezia, Pavia, Reggio Emilia, Varese,
Verona, Treviso e Parma e altre). Nel 2012 tutti i principali centri hanno
superato la soglia consentita dalla legge (35 giorni di superamento del valore
medio giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo). E l'Iarc dell'Oms (agenzia di
ricerca sul cancro dell'organizzazione mondiale della sanità) lo scorso mese ha
ufficialmente annunciato l'inserimento di questi inquinanti dell'aria nel
gruppo numero 1 cioè quello dei "sicuri cancerogeni" e che
le
polveri sottili sono la causa principale
delle
malattie cancerogene.
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