Per Pace, Libertà, Giustizia in Palestina e Israele, in Siria,
Iraq, Libia, Afghanistan e Ucraina…
Martedì 5
agosto, Milano, piazza Duomo, dalle 19 in avanti.
A Gaza l’orrore non ha mai fine e
sotto le bombe muore anche la verità. Non è in corso una guerra, come pure si
scrive e si dice, perché non c’è un esercito contro un altro esercito, è in
atto invece il massacro di un popolo, il popolo palestinese, a cui viene negato
non solo il diritto di essere Stato ma ogni altro diritto, persino quello alla
sopravvivenza.
Impossibile essere neutrali,
impossibile restare equidistanti di fronte a quello che è un vero e proprio
genocidio, impossibile anche solo provare a capire le ragioni di una tale
assurda barbarie. Non ce ne sono, a meno di non credere alla propaganda
israeliana, come purtroppo fa la maggior parte della diplomazia internazionale.
C’è invece l’arroganza di Netanyahu, convinto di poter fare tutto senza doverne
rispondere.
C’è una politica di oppressione
perpetrata da decenni attraverso l’occupazione e la colonizzazione delle terre
palestinesi. C’è la pretesa di tenere il popolo palestinese chiuso in gabbia,
sotto assedio permanente, con il blocco dei confini, dello spazio navale, dell’entrata
delle merci ecc. Netanyahu non vuole la pace, questo è evidente. Anzi,
considera la guerra un’opportunità per dividere i palestinesi, per continuare
nella politica degli insediamenti, per consolidare la propria leadership
interna. Da cosa è nata questa nuova aggressione militare? Dall’uccisione dei
tre adolescenti israeliani e dall’accusa ad Hamas di esserne il responsabile,
accusa sempre negata e mai provata. Da lì l’escalation, fino al via delle
operazioni militari. Un’aggressione che dall’8 luglio ha già fatto più di mille
morti tra gli abitanti di Gaza, quasi sempre vittime civili, per lo più donne,
vecchi e bambini. Un’aggressione violentissima, che non si può giustificare in
alcun modo perché non ha alcuna giustificazione. Per questo io sto con il
popolo palestinese, sto con la gente di Gaza da tre settimane sotto il fuoco di
un esercito che non si fa scrupolo di colpire nemmeno le scuole su cui sventola
la bandiera dell’Onu. Sto con le famiglie che ogni giorno devono lottare
disperatamente per sopravvivere sperando di non essere al posto sbagliato nel
momento sbagliato. Uomini e donne ormai allo stremo, che sono senza cibo né
acqua, che dopo aver perso tutto stanno perdendo pure la speranza. Questa
strage di innocenti è assolutamente inaccettabile, da qualunque prospettiva lo
si guardi. Ed è incomprensibile e vergognoso che la comunità internazionale
permetta che tutto questo accada, che lasci fare senza intervenire, paralizzata
dai soliti veti incrociati, bloccata dalla sua storica incapacità a trovare un
modo per fermare le armi, per imporre la pace. Un immobilismo e un’impotenza
che ricordano da vicino quelli che hanno accompagnato altri massacri della
storia, dai quali evidentemente non si è imparato niente. So bene che la
situazione nell’area è molto complessa, che ci sono questioni vecchie e
vecchissime, che tutto il mondo arabo, a cominciare dai vicini Libano e Siria,
rischiano di far sfociare l’aggressione in un conflitto molto più esteso, ma di
fronte a centinaia di civili uccisi, a ospedali, scuole e orfanotrofi colpiti
dalle bombe, non c’è ragione politica che tenga. E se sperare nella mediazione
degli Stati Uniti è un esercizio inutile, come si è visto negli ultimi 60 anni,
con qualsivoglia amministrazione, repubblicana o democratica che fosse,
pretendere dall’Unione europea una presa di posizione forte e univoca è
doveroso. Invece niente, in una sorta di vergognosa ‘complicità’, quella stessa
che ha consentito negli ultimi decenni ai governi israeliani di violare a più
riprese il diritto internazionale con politiche illegali di colonizzazione dei
territori palestinesi senza che ci fosse alcuna reazione tangibile da parte del
resto del mondo, se non qualche inascoltata risoluzione Onu. Di fronte a quello
che sta accadendo adesso, di fronte a questa ennesima puntata di una storia che
si aggiorna ogni volta al peggio, alzando cioè l’asticella dell’orrore e dell’ingiustizia,
bisogna dire basta.
L’Europa deve
immediatamente chiedere a Israele il cessate il fuoco e invece traccheggia
vigliaccamente, senza nemmeno trovare il coraggio di dire che è solidale con il
diritto alla sicurezza del popolo d’Israele ma è totalmente contraria all’oppressione
e all’aggressione del popolo palestinese. Un vuoto assoluto in cui emerge
forte, incontestabile, l’inadeguatezza del governo italiano, a cominciare
ovviamente da Matteo Renzi, che oggi guida l’Europa ma brilla per il suo
silenzio. A parte qualche frase di circostanza, il nostro presidente del
Consiglio e presidente di turno dell’Ue si è infatti distinto per l’assoluta
latitanza su quanto sta accadendo in Medio Oriente. Il decisionista Renzi, che
dentro i nostri confini detta ultimatum e condizioni, non è stato in gado
nemmeno di sollecitare l’Europa a prendere posizione in modo univoco, a
promuovere un’iniziativa forte in grado di mettere fine a una tragedia
insopportabile e a riaprire i canali del dialogo. Il suo immobilismo nei fatti è
pari solo alla sua velocità nel parlare e nel promettere favole. Eppure io
credo che quando si è di fronte a un genocidio come quello del popolo
palestinese, in violazione di tutte le convenzioni umanitarie e di decine di
risoluzioni Onu, debba prevalere lo spirito della solidarietà. Le posizioni
vanno prese, con coraggio, con forza se necessario, anche se non fanno piacere
a qualche alleato e a qualche lobby, come quella delle armi. Perché mentre
Renzi resta fermo e zitto in Palestina continuano a morire donne e bambini
innocenti.
Antonio Ingroia
A presto Cara Terra
Mia
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