L’ISTAT
(L'Istituto nazionale di statistica è un ente di ricerca pubblico presente nel
Paese dal 1926), nel quarto trimestre 2016, sulla base delle stime preliminari,
rileva che l'indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle
famiglie, sia per fini abitativi sia per investimento, non varia rispetto al
trimestre precedente e aumento dello 0,1% nei confronti dello stesso periodo
del 2015 (era -0,9% nel trimestre precedente.
Seppur di appena
un decimo di punto, si tratta per l’IPAB della prima variazione positiva su
base annua, dal quarto trimestre 2011. Questa lieve crescita è dovuta
principalmente ai prezzi delle abitazioni esistenti (+0,1%, da -0,6% del
trimestre precedente), che invertono anch’essi la tendenza negativa iniziata cinque
anni prima. I prezzi delle abitazioni nuove segnano invece una marcata
attenuazione della flessione (-0,1%, da -2,0% del periodo precedente).
Su base congiunturale la stabilità dell’IPAB è dovuta da
una parte all’incremento dei prezzi delle abitazioni nuove (+0,5%), dall’altra
alla diminuzione di quelli delle abitazioni esistenti (-0,2%).
In media, nel 2016, i prezzi delle abitazioni
diminuiscono dello 0,7% rispetto al 2015 (quando la variazione rispetto al 2014 era stata pari
a -2,6%), sintesi di un calo dei prezzi dello 0,9% per le abitazioni nuove e dello
0,6% per quelle esistenti.
Il ridimensionamento del calo in media d’anno dei prezzi
delle abitazioni si manifesta in presenza di una crescita alquanto sostenuta
del numero degli immobili residenziali compravenduti (+18,9% l’incremento registrato
per il 2016 dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle
Entrate).
Rispetto alla media del 2010, nel 2016 i prezzi
delle abitazioni sono diminuiti del 14,6% (-2,3% le abitazioni nuove, -19,6% le esistenti).
A differenza di quanto considerato dalle stime, le
abitazioni 167 di Paderno Dugnano non sono nuove, ed oltre che da considerarsi
economiche e popolari, vantano una vetustà ormai pluridecennale. Secondo
l’ISTAT (e secondo Cara Terra Mia) si intendono per “abitazioni nuove”
unicamente quelle “di nuova costruzione o
esistenti ristrutturate e vendute dalle imprese operanti nell’edilizia”.
Il comunicato, oltre alle stime
preliminari per il quarto trimestre del 2016, fornisce quelle definitive
relative al terzo trimestre 2016. Le stime preliminari e definitive relative al
terzo trimestre 2016 sono riepilogate nel seguente prospetto.
Gli indici hanno la massima
attendibilità in quanto elaborati sulla base dei dati degli atti notarili di
compravendita immobiliare di cui è titolare l’Agenzia delle entrate.
I dettagli della pubblicazione alla pagina:
Possiamo tranquillamente
continuare ad affermare che il valore della abitazioni esistenti ha subito una
flessione rispetto all’anno 2010 di circa il 20%.
Per la trasformazione del
diritto di superficie in diritto di proprietà a Paderno Dugnano, il
corrispettivo medio riscosso per unità abitativa per l’anno 2010 è stato di circa 3.200 euro.
Stranamente invece che
diminuire si pensi che per il corrispettivo medio riscosso per le proposte
formalizzate nel 2011 è stato di 7.800
euro, e poi ancora per le proposte formalizzate nel 2012 è stato di 8.300 euro.
Ora, A seguito
della deliberazione n. 10 del 21 marzo 2016, ad oggetto: “Adeguamento modalità di determinazione dei corrispettivi per la
cessione in proprietà delle aree già concesse in diritto di superficie – art.
31 Legge 23/12/1998 n. 448.”, approvata con i soli voti di maggioranza,
sono stati rideterminati (leggasi aumentati) i corrispettivi per la
trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà di “alcuni”
ambiti ex lege 167/1962 di Paderno
Dugnano, con un incremento che varia tra il 75% e il 125%.
Per
semplicità, considerando un aumento medio del 100%, rispetto agli importi
previsti tra il 2014 (imminenza delle elezioni) e il 21 marzo 2016, la
disparità di trattamento si potrebbe cosi configurare: continuano a rimanere
mediamente circa 3.200
euro (senza aumenti) per le
proposte formalizzate fine al 2010, mentre per gli altri cittadini gli
importi medi si aggirano sui 10.000 euro, con punte ben oltre i 15.000
euro.
E’ di tutta evidenza che i
conti non tornano. È fin troppo semplice vedere che togliendo un 20% (diminuzione del valore delle abitazioni esistenti) dagli
importi formalizzati nel 2010 (anno di riferimento ISTAT e di invio
proposte solo ad alcuni) di 3.200 euro si arriverebbe oggi ad una definizione con circa 2.500
euro, un quarto rispetto alle attuali richieste.