SE QUALCUNO HA PENSATO DI AVERCI
PIEGATI
SI E’ SBAGLIATO!
Le sentenze
avverse di T.A.R e Consiglio di Stato hanno seppellito definitivamente
ogni speranza di ottenere l’interramento. E questo ha provocato,
comprensibilmente , un allentamento della tensione positiva che ha sempre
sostenuto i cittadini impegnati nella opposizione al progetto vergognoso
che abbiamo sotto gli occhi. Nonostante questo e come ribadito nell’ultima
assemblea pubblica del 27 Ottobre scorso, il CCIRM prosegue la sua
attività che , necessariamente, cambia il profilo di azione.
Come
dimostreranno i documenti che ci apprestiamo a pubblicare, non è venuta meno
nel modo più assoluto, la necessità di vigilare costantemente sull’attività
delle imprese chiamate a realizzare il capolavoro del secolo a Paderno. E
questo continueremo a fare , visto che gli enti incaricati di
vigilare sulla corretta esecuzione delle attività sembrano avere qualche
difficoltà a farlo e ad imporsi.
L’altro
versante di attività, anch’esso trattato nell’ultima assemblea pubblica,
sarà vigilare sulla qualità ed efficacia delle mitigazioni ambientali
previste e sui soggetti coinvolti. L’unico ed estremo baluardo che
è rimasto per proteggere dall’inquinamento le zone interessate è
rappresentato dagli alberi, tanti alberi e di qualità. Si sta progettando
questo? Lo verificheremo.
Commento della sentenza Consiglio
di Stato
Riprendiamo da
dove eravamo rimasti……..
La Giustizia
non premia i cittadini.
Utilizziamo un
temine improprio. In realtà non è la giustizia che boccia le legittime
aspirazioni dei cittadini di Paderno Dugnano che vorrebbero vedersi
riconosciuto il diritto costituzionale a vivere in un ambiente salubre, ma sono
semplicemente degli uomini. Uomini chiamati a fare i giudici. Giudici
che non hanno avuto il coraggio di decidere e hanno trovato la via
di uscita in una sentenza che non chiarisce, ancora una volta, quali
siano i reali motivi che hanno impedito ai cittadini di vedere riconosciute
le loro istanze.
Sarebbe facile
proseguire con questa litania sentita più e più volte nel corso degli ultimi
anni, ma qui si descrivono fatti, non si comunica per fare proselitismo e
soprattutto non si fomentano rabbie: le sentenze si possono commentare ma di
certo vanno rispettate.
Di fatto, nel
nostro caso, riteniamo che la pronuncia del Consiglio di Stato sia poco
approfondita: non sono state esaminate a fondo le doglianze del comitato, sono
state semplificate in modo tale da giustificare una risposta generica e imprecisa.
Nessuno dei documenti e nessuna delle circostanze che avevamo richiamato nel
ricorso ha ricevuto puntuale riscontro da parte del Collegio Lo sforzo, da
parte dei giudici, è stato davvero minimo.
Chiarito
questo, spendiamo due parole sul testo della sentenza di cui già si è parlato
molto nell’ultima assemblea pubblica.
Ripercorriamone
alcuni passaggi.
Nel ricorso si
propone “la censura sulla mancata considerazione, per ragioni di sostenibilità
prettamente economiche, della possibilità di interrare almeno un tratto
dell’autostrada, nella parte situata in prossimità delle abitazioni”; ed il
giudice così motiva il non accoglimento:
“va rilevato
come i documenti acquisiti al giudizio abbiano evidenziato come l’alternativa
progettuale emersa nel corso del procedimento fosse stata
effettivamente valutata dai soggetti pubblici procedenti, dando
così contezza di una correttezza procedimentale nella considerazione di
possibili soluzioni diverse. Essa è stata tuttavia scartata, sia per
ragioni di costo maggiore (e ciò in particolare riferimento al progetto
indicato come quello dei Comuni, che addirittura prevedeva più
gallerie), come pure per il maggior impatto ambientale che avrebbe
determinato, dato dal raddoppio dei livelli di concentrazioni di inquinanti nei
tratti esterni alle gallerie, rispetto a quelli prevedibili in assenza di
interramento (cfr. parere n. 1301 del 19 luglio 2013, pag. 9: all. 6 di Milano
Serravalle). Non vi sono quindi ragioni per contrastare la scelta operata.”
È chiaro che
chi scrive non ha contezza dei progetti di cui si parla. È lo stesso Ministero
dell’Ambiente che, essendo il soggetto titolare dello svolgimento delle
procedure connesse alla valutazione di impatto ambientale, smentisce
clamorosamente l’assunto proposto dal giudice.
Infatti , dal
verbale del tavolo tecnico del 21/01/2015, istituito con D.M. V.I.A. nr. 2 del
07/01/14 è possibile estrapolare questi eloquenti passaggi:
“Il Dott. Geol. Carlo Di Gianfrancesco, delegato del
Ministero dell’Ambiente [omissis]Dichiara
che l’esito del Tavolo Tecnico è subordinato al decreto VIA.
Rappresenta la necessità di non escludere subito l’ipotesi del
sottoattraversamento, il cui progetto non figurava tra le
alternative poste nella VIA svolta [omissis] Si riserva,
nel caso in cui i tempi del crono programma non venissero rispettati, di
rivedere il progetto” ed ancora “[omissis] Prende atto della dichiarazione
del rappresentante della Società Serravalle (ndr. Società
concessionaria) che il progetto in sottoattraversamento è
tecnicamente fattibile. Precisa altresì che non è possibile
ridurre solo all’aspetto economico e tempistico il progetto, ma occorre
valutarlo anche sotto l’aspetto tecnico. Dichiara che al Ministero
dell’Ambiente non è mai arrivato il progetto con l’interramento e la creazione
di galleria e che quindi non è stato possibile visionarlo.”
Sarebbe stato
sufficiente che il giudice estensore leggesse l’inciso sopra citato, peraltro
integralmente riportato nel ricorso proposto, per far sì che non prendesse un
abbaglio tanto eclatante quanto devastante nel percorso giuridico seguito dai
cittadini.
Ma questo non è
tutto. Il giudice si spinge oltre, sino a certificare una non meglio precisata
valutazione, non si capisce fatta da chi, che vorrebbe sia stato considerato un
progetto che presentava addirittura svariate gallerie: “particolare
riferimento al progetto indicato come quello dei Comuni, che
addirittura prevedeva più gallerie”. Quell’avverbio “addirittura”
ci fa nuovamente rabbrividire, perché è di nuovo lapalissiano che chi scrive non
sa di cosa parla. È chiaro a tutti gli addetti ai lavori, Serravalle e co.
inclusi, che le gallerie sono più di una ma ricadono sullo stesso tratto (con
anzi qualche centinaio di metri in meno. Per chiarirci, non sono addirittura di
più, ma è lo spezzettamento della stessa galleria che un progetto mai valutato
avrebbe voluto realizzare per la tutela della salute pubblica.
Una ulteriore
conferma indiretta dello scarso approfondimento dei rilievi sollevati nel
nostro ricorso è rintracciabile nel paragrafo della sentenza che tratta la
compensazione delle spese processuali quando si afferma “ Sussistono peraltro
motivi per compensare integralmente tra le parti le spese processuali,
determinati dalle oggettive difficoltà di accertamenti in fatto, idonee a incidere
sulla esatta conoscibilità a priori delle rispettive ragioni delle parti…”
Le cronache
recenti raccontano il superamento continuo dei valori di soglia del PM10. Ma
come fare per trattare l’aria e le emissioni inquinanti degli automezzi? Bè, la
risposta l’abbiamo data più volte, con gallerie provviste di filtri che possano
ripulire l’aria immessa nel tratto interrato. Chiaro, semplice, efficace.
Troppo per questi signori.
Purtroppo è andata così……..
A presto Cara Terra Mia
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