Legge n. 211 del 20
luglio 2000
Art. 1
La Repubblica italiana
riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di
Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah
(sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei
cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia,
la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono
opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato
altre vite e protetti i perseguitati.
Art. 2
In occasione del
"Giorno della memoria" di cui all’articolo 1, sono organizzati
cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di
riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto
è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei
campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un
tragico e oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché
simili eventi non possano mai più accadere.
La storia del Monumento
nelle parole di Ettore Zilli, ex deportato nel Konzentrationslager di Dachau:
“Circa 25 anni fa con
i partigiani Taccioli, Gori, Lidia Valenari (la staffetta partigiana che portò
l’ordine di insurrezioni alle fabbriche di Sesto), il dott. Giacomo
Bertazzoni – tornando da un viaggio in cui avevamo accompagnato studenti nei
campi - abbiamo discusso e proposto la costruzione di un monumento alla memoria
dei deportati caduti nei campi di sterminio. La costruzione del monumento io
l’ho proposta all’architetto Belgiojoso (partigiano, sopravvissuto ai campi di
sterminio di Mauthausen e Gusen e che ha costruito la torre Velasca a Milano)
che avevo conosciuto al congresso dell’ANED di Roma, con cui avevo fatto varie
iniziative nelle scuole di Sesto e Milano e di cui ero diventato amico con cui
ho passato molto tempo. La proposta fu accettata con entusiasmo da Belgiojoso
che subito disegnò il progetto dell’opera, da realizzare con pietre portate a
casa durante i nostri viaggi della cava della morte di Mauthausen. Tuttavia la
realizzazione tardava: mancava il permesso e il luogo dove costruirlo.
Attraverso la conoscenza personale di
Maria Milanesi vedova Generali (un capoguardia della Breda morto a Gusen)
che era stata governante in casa Turati, venni in possesso di un documento
del tribunale di Monza che aveva messo sotto processo molti antifascisti
fra cui Filippo Turati, Sandro Pertini, la stessa Maria Milanesi insieme tanti
altri. Sempre tramite Maria - che aveva mantenuto i rapporti con Pertini
anche dopo che era diventato presidente della Repubblica italiana -
facemmo avere al Presidente questo documento, chiedendogli di intervenire a
favore della realizzazione del Monumento. Cosa che Pertini fece e
il monumento – questo monumento - divenne realtà.
E ancora oggi siamo qui a ricordare che
l’antifascismo non è un ricordo del passato, ma una battaglia del
presente e del futuro, che riguarda tutte le società che vogliono considerarsi
civili.”.
A presto Cara Terra Mia
Prossimamente tutte le foto della manifestazione su FB di Cara Terra Mia.
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