La legge del 20 luglio 2000, n. 211 ha oggetto "Istituzione
del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle
persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani
nei campi nazisti":
Art.
1.
1.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento
dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di
ricordare la Shoah (sterminio
del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini
ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte,
nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al
progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite
e protetto i perseguitati.
Art.
2.
1.
In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all’articolo 1, sono
organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei
fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e
grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e
politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro
dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro
Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.
Testo scritto da Primo Levi in occasione
dell'inaugurazione
del Memorial italiano ad Auschwitz.
Aprile 1980
La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la
storia di questo luogo, non può essere separata dalla storia delle tirannidi
fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere di Lavoro nell’Italia del
1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma
nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto.
È vecchia sapienza, e già così aveva ammonito Enrico Heine,
ebreo e tedesco: chi brucia libri finisce col bruciare uomini, la violenza è un
seme che non si estingue.
È triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi
stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di
sabotaggio della democrazia è nato in Italia.
È il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra,
dal mito della «vittoria mutilata», ed alimentato da antiche miserie e colpe; e
dal fascismo nasce un delirio che si estenderà, il culto dell’uomo
provvidenziale, l’entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata
all’arbitrio di un solo.
Ma non tutti gli italiani sono stati fascisti: lo
testimoniamo noi, gli italiani che siamo morti qui. Accanto al fascismo, altro
filo mai interrotto, è nato in Italia, prima che altrove,
l’antifascismo.
Insieme con noi testimoniano tutti coloro che contro il
fascismo hanno combattuto e che a causa del fascismo hanno sofferto, i
martiri operai di Torino del 1923, i carcerati, i confinati, gli esuli, ed i
nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al
fascismo restaurato dall’invasore nazionalsocialista. E testimoniano insieme a
noi altri italiani ancora, quelli che sono caduti su tutti i fronti della II
Guerra Mondiale, combattendo malvolentieri e disperatamente contro un nemico
che non era il loro nemico, ed accorgendosi troppo tardi dell’inganno. Sono
anche loro vittime del fascismo: vittime inconsapevoli. Noi non siamo stati
inconsapevoli.
Alcuni fra noi erano partigiani; combattenti politici; sono
stati catturati e deportati negli ultimi mesi di guerra, e sono morti qui,
mentre il Terzo Reich crollava, straziati dal pensiero della liberazione così
vicina. La maggior parte fra noi erano ebrei: ebrei provenienti da tutte le
città italiane, ed anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi,
cechi, tedeschi, che nell’Italia fascista, costretta all’antisemitismo dalle
leggi di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalità
del popolo italiano. Erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati.
C’erano bambini fra noi, molti, e c’erano vecchi alle soglie
della morte, ma tutti siamo stati caricati come merci sui vagoni, e la nostra
sorte, la sorte di chi varcava i cancelli di Auschwitz, è stata la stessa per
tutti.
Non era mai successo, neppure nei secoli più oscuri, che si
sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi: che si mandassero a
morte i bambini e i moribondi. Noi, figli cristiani ed ebrei (ma non amiamo
queste distinzioni) di un paese che è stato civile, e che civile è ritornato
dopo la notte del fascismo, qui lo testimoniamo. In questo luogo, dove noi
innocenti siamo stati uccisi, si è toccato il fondo delle barbarie.
Visitatore,
osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu
non sei un estraneo.
Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia
stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di
Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui
hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai.
Primo Levi
Diverse
le “categorie” da sterminare per i nazisti:
Ma
i campi di concentramento non hanno visto la conclusione della loro triste
storia il 27 gennaio.
Il
5 maggio 1945, solo tre giorni prima della capitolazione, senza condizioni, delle
forze armate tedesche, la Terza armata americana
raggiunse il campo di concentramento di Mauthausen, il solo classificato di "classe 3"
(come campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro), già liberato dal comitato clandestino internazionale.
Prima di tutto
vennero a prendere gli zingari
Prima di
tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento,
perché
rubacchiavano.
Poi
vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto,
perché mi
stavano antipatici.
Poi
vennero a prendere gli omosessuali,
e fui
sollevato,
perché mi
erano fastidiosi.
Ma poi
vennero a prendere i comunisti,
e io non
dissi niente,
perché non
ero comunista.
Un giorno
vennero a prendere me,
e non
c’era rimasto nessuno a protestare.
Bertolt Brecht
il Comitato CaraTerra Mia, per non dimenticare
Grazie, ricordare per costruire qualcosa di nuovo
RispondiElimina