Le ragioni dei cittadini |
La
Costituzione
Parte I
Diritti e doveri
dei cittadini
Titolo IV
Rapporti
politici
Articolo 48,
comma 2:
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto.
Il suo esercizio è dovere civico.
Trivelle in
Italia: cosa propone il referendum No Triv?
La normativa vigente riguardo l’estrazione di idrocarburi
fossili al largo delle coste italiane prevede che le attività possano
proseguire fino all’esaurimento del giacimento, senza alcuna scadenza.
Il referendum No-Triv propone:
“l’abrogazione della norma che concede di protrarre le
concessioni per estrarre idrocarburi entro 12 miglia dalla costa italiana fino
alla vita utile del giacimento. Se il referendum approverà l’abrogazione
(vittoria del Sì), le concessioni giungeranno alla scadenza prevista”.
Si vuole quindi limitare la durata delle concessioni alla loro
scadenza naturale, evitare proroghe e obbligare le società petrolifere a
smantellare le piattaforme che, con il passare del tempo, diventano vecchie e fragili, quindi meno resistenti alle tempeste.
Il referendum del 17 aprile non va, quindi, a modificare la
possibilità di compiere nuove trivellazioni oltre le 12 miglia, e
nemmeno la possibilità di cercare e sfruttare nuovi giacimenti sulla
terraferma. La vittoria del SI andrà a impedire lo sfruttamento degli
impianti esistenti una volta scadute le concessioni.
Il 17 aprile è importante votare
sì al referendum per dire un secco no alle trivelle entro le 12 miglia. Il
referendum ha un valore politico per mettere gli italiani in condizione di
scegliere, dopo la Conferenza di Parigi, quale politica energetica adottare. Il
referendum non metterà a rischio nessun posto di lavoro. Anche per questa
ragione faccio un appello ai parlamentari per chiedere di promuovere il
referendum e mandare i cittadini alle urne.
Piero Lacorazza
coordinatore del comitato 'No Triv'
presidente del consiglio regionale della Basilicata
Il
comitato promotore è composto dai rappresentanti delle Assemblee legislative di
Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto, con la partecipazione del comitato nazionale "Vota Sì per fermare
le trivelle", delle realtà associative e culturali, delle imprese della
green economy, del turismo, dell'agricoltura e del settore del mare.
Le ragioni del NO
Il referendum è su un argomento
molto limitato. Tocca solo le piattaforme che sono già in funzione entro le 12
miglia (stiamo parlando di una piccolissima parte di quelle operanti in Italia)
e tende a regolare la durata di queste. E' chiaro che si vuole fare una
battaglia politica di un altro tipo. Noi abbiamo le norme più sicure sulle
trivellazioni al mondo, non dobbiamo trasformare questo in un tema ideologico.
Gian Luca Galletti
ministro dell’Ambiente
Le ragioni dell’ASTENSIONE
Le piattaforme NON possono
inquinare perché la loro attività (estrattiva e di smaltimento rifiuti) non
entra mai in contatto con l’acqua: nulla viene scaricato a mare. Per questo
sono diventate oasi di ripopolamento ittico (i pescatori ravennati vi
raccolgono le cozze che sono le migliori e le più costose dell’Adriatico) e per
questo la Comunità Europea ha assegnato alle coste romagnole ben 9 bandiere
blu. Lo scorso anno li numero dei turisti ha superato i 25.milioni. Anche
la sicurezza è più che garantita. Il controllo da parte delle autorità
competenti (almeno 6) è quotidiano e assolutamente puntuale.
Gianfranco Borghini
Al referendum sulle
trivelle si deve votare: ogni cittadino
è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto. Ma credo si debba partecipare
al voto: significa essere pienamente cittadini. Fa parte della carta d'identità del buon cittadino.
Paolo Grossi
presidente della Corte Costituzionale
A presto Cara Terra Mia
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